CURIOSITA’ SU PIANTE UTILIZZATE IN CUCINA: ALLORO e ANETO.

2. ALLORO

Fa parte della famiglia delle Lauracee, un albero sempre verde che può raggiungere l’altezza di 15 mt. Le foglie sono alterne, persistenti, coriacee con margine ondulato, verde scuro sulla pagina superiore e chiaro su quella inferiore, di lunghezza variabile tra 8 e 12 cm. I fiori sono piccoli bianco-gialli e compaiono in marzo-aprile. Risulta spontanea nelle regioni temperate e viene coltivata ovunque. E’ una pianta molto ornamentale, simbolo della poesia e della scienza. Vive in qualunque terriccio, ma oreferisce suolo fresco e posizione riparata. Le foglie possono essere raccolte in tutte le stagioni dell’anno, mentre i suoi frutti a ottobre-novembre.

CURIOSITA’

L’alloro (dal celtico lauer, sempre verde”), nell’antica Grecia era una pianta sacra ad Apollo. il mito narra infatti come Eros avesse colpito Apollo con una delle sue frecce, facendo nascere in lui una forte passione per la ninfa Dafne. ma la ninfa fuggì impaurita, e sul punto di essere raggiunta invoco gli aiutio degli altri dei che la trasformarono in alloro. Apollo di conseguenza dichiarò quella pianta sacra e da allora essa divenne simbolo di sapienza, gloria e trionfo. Il dio si cinse il capo con ghirlande fatte con le sue fronde e stabilì che tutti i mortali che si fossero distinti per atti eroici avrebbero potuto fare altrettanto. Fu così che alle prime olimpiadi del 776a.C. i vincitori furono incoronati con l’alloro.

Nell’antica Roma furono più che altro gli imperatori a ornarsi la testa con l’alloro, pianta spesso coltivata nei giardini imperiali. Nel medioevo la corona di alloro iniziò a essere considerata un tributo da offrire a chi si fosse distinto nella poesia e nella letteratura. L’usanza si radicò nel Rinascimento, e ancora oggi i grandi poeti vengono detti “laureati”. Lo stesso termine “laurea” deriva da questo uso: chi viene riconosciuto come sapiente in ogni disciplina, può simbolicamente cingersi della nobile ghirlanda.

PROPRIETA’

Essendo un erba aromatica, l’alloro non viene impiegato in quantità tali da modificare l’apporto nutrizionale delle varie preparazioni alle quali viene aggiunto. A titolo informativo, l’apporto energetico dell’alloro deriva prevalentemente da carboidrati e lipidi; contiene anche notevoli quantità di fibra alimentare e costituisce un vero e proprio concentrato di sali minerali; tra questi distinguiamo principalmente: ferro, calcio, potassio, magnesio, manganese, zinco e selenio. Dal punto di vista vitaminico, l’alloro contiene prevalentemente  riboflavina, niacina e beta-caroteni.

L’alloro non rientra tra le aromatiche delle quali è possibile conservare le foglie esiccate poiché, in seguito alla disidratazione, queste perdono totalmente le proprie caratteristiche organo elettriche e gustative (inoltre, essendo una sempreverde, la pianta d’alloro fornisce foglie fresche durante tutto l’arco dell’anno). L’alloro costituisce invece un conservante naturale peri salumi tritato finemente assieme a: rosmarino, pepe, peperoncino, finocchio e altre spezie, favorisce la conservazione alimentare in virtù della propria capacità antibiotica.
In erboristeria, l’alloro viene utilizzato nei decotti, digestivi e antisettici e contro i ssintomi delle patologie che interessano le vie aeree. L’olio puro di bacche di alloro è ancora utilizzato esternamente per alleviare le contusioni e le  contratture muscolari, più raramente; rientra anche tra gli impacchi erboristici contro i reumatismi.

ALLORO IN CUCINA

Il sapore deciso dell’alloro è perfetto per accompagnare diversi piatti, dalle minestre alle carni (di selvaggina soprattutto), fino ai pesci. Viene spesso utilizzato per insaporire i legumi (fagioli, lenticchie e ceci in particolare); è adatto anche a esaltare il sapore dei pesci, si usa spesso con i gamberi e i crostacei in genere. È poi indicato con le castagne bollite, i carciofini sott’olio e con le patate al forno. Per profumare le vostre insalate o per dare un tocco in più a creme e salse potete preparare un aceto aromatizzato all’alloro

3. ANETO

Pianta erbacea annuale che raggiunge un’altezza intorno al metro. Le foglie sul fusto sono molli di colore verde-azzurognolo, divise in tratti filiformi di consistenza piumosa, quelle basali, più grandi, ricordano le foglie del finocchio. I fiori sono piccoli e giallastri e sono riuniti in ombrelle del diametro di circa 6 cm. E’ una pianta tipicamente europea ed è molto rara allo stato spontaneo. Si semina da marzo a luglio in terreno concimato e ben drenato e in posizione soleggiata. Le foglie si posso conservare previo loro essiccamento all’ombra, in un posto ventilato oppure possono venire congelate.

CURIOSITA’

L’aneto viene spesso confuso con il finocchio selvatico, vista la somiglianza della pianta, ma l’odore e il gusto sono un pò differenti. Il suo nome classico è Anethum graveolens: il primo termine indica forse la provenienza dalla città di Neto (attuale Noto, in Sicilia), mentre l’altro termine significa “puzzolente”, a sottolineare l’odore pungente della pianta. Ma l’odore non è sgradevole, anzi l’aneto è stato utilizzato sin dall’antichità come aromatizzante e conservante, specie per sottoaceti e salamoie.

L’aneto ha una lunga storia come erba medicamentosa, per le sue proprietà antisettiche e digestive. La sua sua origine v ricercata in Asia, ma già nell’antico Egitto veniva usato per facilitare la digestione. Dioscoride, medico greco del I sec. prescriveva quest’erba così di frequente che per lungo tempo era nota come “erba di Dioscoride”. I romani lo masticavano spesso e lo usavano per intrecciare le ghirlande con le quali ornavano le sale dei banchetti. Anche presso altre civiltà e culture l’aneto godette di molto favore: era noto agli ebrei tanto da essere citato anche nella bibbia (“guai a voi, che pagate la decima della menta, dell’aneto e del cumino e trascurate le prescrizioni più gravi della legge; la giustizia, la misericordia e la fedeltà…” Mt. 23,23). L’antica medicina cinese lo prescriveva sovente ai bambini visto che la sua zine digestiva è più blanda rispetto a quella di altre erbe. I vichinghi invece la usavano come calmante. Dopo che la pianta fu introdotta dai coloni nell’America settentrionale, i guaritori popolari iniziarono a produrre con i semi un infuso noto come “acqua di aneto” (dill water) che ebbe successo per molto tempo nel trattamento delle coliche infantili, mal di stomaco e tosse.

L’aneto è una pianta aromatica ed il suo ruolo nutrizionale all’interno dell’alimentazione umana è pressoché marginale. L’aneto si avvale di un elevatissimo contenuto in sali minerali e vitamine, anche se alcuni elettroliti di origine vegetale (come ferro e calcio) non vantano una biodisponibilità sovrapponibile a quella degli alimenti di origine animale.

L’ANETO IN CUCINA

Nonostante l’origine sia stata nell’area mediterranea, in cucina l’aneto è più diffuso nelle cucine del nord Europa e dell’Europa dell’est che nella nostra. Il classico abbinamento dell’aneto è il salmone o la trota salmonata, una coppia diremmo inossidabile. Ma il salmone non è l’unico pesce che si può esaltare con l’aneto: provate quest’erba anche con il merluzzo, con le triglie in una pasta, con un branzino in crosta o con la platessa fritta. Anche con la carne si può utilizzare, con per un petto d’anatra con robiola alle erbe o con dei crostini con spuma di fegato.  


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