ANICE
E’ una pianta erbacea annuale alta fino a 50-60 cm. Le foglie hanno una forma varia: le basali sono rotonde-cuoriformi, quelle superiori molto frastagliate con segmenti lineari. I fiori sono piccoli, biancastri, riuniti in ombrelle. Compaiono in luglio e agosto e i frutti contengono 2 semi convessi e ondulati sul dorso. Anche questa pianta è originaria del bacino del Mediterraneo ed è largamente coltivata in Sicilia e Puglia. raramente si trova allo stato spontaneo. Si semina da marzo a inizio aprile in solchi poco profondi, in un terreno ricco ed esposto al sole. La raccolta avviene tra fine agosto e settembre. L’anice comune e l’anice stellato vengono spesso confusi, tuttavia, si tratta di due piante differenti e appartenenti a diverse famiglie. Infatti, l’anice stellato (Illicium verum) appartiene alla famiglia delle Illiciaceae, è un albero sempreverde originario dell’Asia orientale che può raggiungere i 10 metri di altezza e presenta dei fiori a forma di stella.
È anche conosciuto come anice badiana.



CURIOSITA’
L’aroma, dolce, dell’anice è facilmente individuabile non solo in canditi e dolcetti, ma anche in sciroppi, pastiglie per la tosse e in alcuni medicinali, dove è largamente utilizzato. Nell’antico Egitto i semini dell’anice venivano usati per insaporire i cibi e produrre profumi. I romani li impiegavano come uno degli ingredienti principali per quei dolcetti che solitamente venivano offerti alla fine di abbondanti libagioni per favorire la digestione. Vennero poi scoperte le sue proprietà officinali: i greci la usavano per prevenire le apoplessie e combattere il raffreddore. Plinio raccomandava di bere vino aromatizzato con anice in casi di punture di scorpioni. Nel medioevo, l’anice era consigliato in casi di cefalea, asma e bronchite. In Inghilterra, ai primi del XIV sec d.C. era così popolare che il re Edoardo I decise di imporre una tassa sulla compra-vendita di quest’erba (il fine di questa tassa era quella di reperire fondi aggiuntivi per riparare il ponte di Londra (distrutto da un incendio). Secoli più tardi il re Sole (Luigi XIV di Francia), apprezzando smisuratamente il suo aroma, ne ordinò la coltivazione nei suoi giardini di Versailles. Oggi l’anice è un pò passato di moda e viene utilizzato principalmente nell’industria dolciaria e per aromatizzare bevande dissetanti e digestive, come la sambuca, l’ouzo e il famoso Mistrà.
I semi di anice sono ricchi di ferro e manganese, presenta attività antidepressive ed un buon antinfiammatorio, contrasta i sintomi della menopausa, migliora la glicemia, promuove la digestione, contrasta il gonfiore addominale e intestinale e può migliorare l’umore.
CUCINA
Come abbiamo detto l’anice ha un gusto gradevole, fresco e delicato, che ricorda quello del mentolo, del finocchio e della liquirizia, pertanto, è molto adatto ad aromatizzare pane, focacce, dolci e pasticcini. L’anice viene usato anche per insaporire verdure e formaggi in Europa settentrionale, mentre in Oriente e in alcune zone del Mediterraneo è spesso abbinato alla carne. come già detto, l’anice viene anche impiegato da secoli per aromatizzare diversi liquori.



BORRAGINE
E’ una pianta erbacea annuale alta fino a 70 cm. Ha un fusto robusto, ramoso ricoperto di peli biancastri e pungenti. Ha foglie rugose di colore verde-intenso, ricoperte da una densa peluria argentea. I fiori sono penduli con corolla a forma di stella formata da 5 petali di colore azzurro, riuniti in mazzetti all’estremità dei rami e compaiono da maggio a settembre. Si diffonde spontaneamente ed è molto presente in tutta Europa e cresce sia nei campi che nei terreni incolti fino a circa 1600 mt. di altitudine. Nel caso, si semina in primavera o autunno in un terreno arenoso in posizione soleggiata e necessita di abbondante acqua. Se raccolta in terreni aridi, le sue foglie risulteranno molto ispide e quindi adatte solo alla bollitura.


CURIOSITA’
Le civiltà antiche usarono spesso questa pianta per le sue proprietà sudorifere: in caso di raffreddore, bronchite e reumatismi, veniva somministrata per fare abbassare velocemente la febbre. Il nome stesso della pianta deriverebbe dall’arabo abu rach che significa “padre del sudore”. Altri invece sono dell’avviso che tale nome sia stato attribuito alla pianta per il fatto di essere cperta da lunghi peli ruvidi e ciò deriverebbe dal tardo latino borus, un lungo mantello che indossavano i pastori fatto di lana di pecora ruvida.
La borragine si guadagnò presso greci e romani una fama come tonico nervino ed era spesso consigliata per curare gli stati depressionali dalle notevoli proprietà rilassanti. Questa pianta inoltre fu associata già dai greci all’idea della forza e dell’audacia. I romani la posero sotto il segno di Giove. In epoca medioevale tale simbolismo fu mantenuto e si continuò a sostenere che questa pianta era in grado di procurare grandezza d’animo e risolutezza. Nel mondo arabo, dove la borragine è un alimento tra i più diffusi, si credeva che fosse efficace come stimolante della secrezione lattea. Fu introdotta in Inghilterra dai romani e in questo paese si è largamente diffusa. Oltre a essere apprezzata nelle insalate viene consumata cotta a vapore. Inoltre è impiegata nella produzione di bevande dissetanti e per aromatizzare alcuni liquori. La borragine è una fonte di grassi alleati della salute, soprattutto monoinsaturi ma anche polinsaturi come l’acido gamma-linolenico. Inoltre è una buona fonte di vitamina C, nutriente dall’effetto antiossidante in grado di promuovere il buon funzionamento del sistema immunitario. Altri antiossidanti presenti nella borragine sono la vitamina A e il manganese, mentre le vitamine del gruppo B favoriscono un buon metabolismo. I folati promuovono il corretto sviluppo del sistema nervoso durante la gestazione; calcio, fosforo e magnesio favoriscono la salute di ossa e denti; il potassio protegge il cuore e ferro e rame sono importanti per la produzione dei globuli rossi.
CUCINA
La borragine è un ingrediente spontaneo di cui non si butta via nulla: si usano foglie, fiori e gambo, è ideale per ripieni di paste fresche come ravioli o i tradizionali pansotti liguri, minestroni, frittate, risotti, ma anche timballi e contorni gustosi e nutrienti. Le foglie vanno lavate con cura e poi bollite per circa 7-10 minuti, finché non risultano morbide. Non vanno mangiate crude perché risulterebbero dure e sgradevoli per via della peluria. Una volta lessate si possono usare per ripieni, unite ad altre erbe o a del formaggio fresco, come ricotta, primo sale o crescenza, oppure impiegate per torte salate e contorni. I fiori, invece, possono essere utilizzati anche a crudo. Anzi: così mantengono il loro splendido colore indaco, e sono perfetti sia per decorare i piatti sia per insaporire sciroppi e tisane, l’aceto. Con il gambo, che è coriaceo e fibroso, invece, ci si può fare un buon brodo vegetale da utilizzare per risotti o zuppe.



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