PIOVE: CORRO O CAMMINO?

Usciamo da un ambiente e inizia a piovere, siamo senza ombrello, ma non possiamo aspettare che spiova. Dobbiamo muoverci: che fare? correre o camminare? Chissà quante volte ci siamo posti questa domanda, ovvero che fare per ridurre il tempo di esposizione del nostro corpo alla pioggia. La risposta non è ne lineare ne univoca. Certamente ci si bagna di meno se bisogna percorrere solo un breve tratto di strada, ma se le distanze da percorrere si allungano, il risultato potrebbe cambiare a seconda dello scenario in cui ci troviamo e al tipo di pioggia con il quale dobbiamo fare i conti.

La questione non è banale, tanto che ci sono stati studi di matematici e fisici per dirimere la questione, come quello del 2012 del fisico franco Bocci che ha pubblicato il suo articolo sullo European Journal of Physics (Whether or not to run in the rain, https://iopscience.iop.org/issue/0143-0807/33/5)

Secondo Bocci, la risposta (come per la temperatura “percepita”) dipende da molteplici fattori: altezza e corporatura della persona, velocità del vento e della pioggia ecc.

Supponiamo che non ci sia vento e che la pioggia sia costante nel tempo e nello spazio. Se sto fermo, la pioggia mi arriverà sulla testa, ma non mi bagnerà il resto del corpo. Se mi muovo, sulla testa mi arriverà sempre la stessa quantità d’acqua: infatti “schivo” la goccia che mi avrebbe colpito stando fermo, ma mi troverò sotto un’altra goccia che altrimenti sarebbe caduta davanti a me. Muovendomi, però, andrò incontro a gocce che mi colpiranno il corpo di traverso, come se ci fosse il vento. L’inzuppamento totale è perciò la somma dell’acqua che mi arriva in testa con quella che mi colpisce il corpo.

È abbastanza facile capire che l’acqua che mi bagna dall’alto è proporzionale al tempo in cui resto sotto la pioggia. È invece meno intuitivo immaginare quanto mi bagno il corpo se mi muovo: mi bagnerò di più correndo che camminando, ma arriverò anche prima. Con un pò di calcoli si può dimostrare invece che l’inzuppamento laterale non dipende dalla velocità, ma è proporzionale alla distanza percorsa. Correndo o camminando, la distanza da casa non cambia.

Tuttavia il Bocci ha spiegato che per dare una migliore risposta bisogna tenere in considerazione la forma del corpo umano, elemento sottovalutato nelle ricerche precedenti, dove ci si è spesso occupati del problema utilizzando forme geometriche semplici. Secondo i calcoli di Bocci, per avere una risposta più accurata occorre valutare: la corporatura di un individuo (con particolare attenzione al rapporto tra altezza e larghezza), la direzione del vento e le dimensioni delle gocce di pioggia. Tirando le somme: per minimizzare l’inzuppamento dall’alto devo restare il meno possibile sotto la pioggia; per quello laterale non ci posso fare nulla. Ma la questione non è del tutto risolta, proprio perché ci sono molte variabili in gioco. Di recente, un gruppo dell’Università di Reading ha dimostrato che il massimo beneficio lo si ottiene non correndo al massimo ma ad una velocità adeguata all’intensità di pioggia (intorno ai 10 km/h). ovviamente non si può ogni volta stimare l’intensità di precipitazione e quindi è difficile dare una regola generale valida per ogni situazione. Conclusione: corri….ma non troppo!


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