Il vento è un movimento di masse d’aria che si spostano a causa delle differenze di pressione atmosferica tra due zone contigue, un moto dell’aria che si sposta da zone di alta pressione a zone di bassa pressione per effetto della forza di gradiente (forza generata dalla differenza di pressione che genera un’accelerazione dal punto di pressione più alta a quella più bassa). La differenza di pressione è causata da una differenza di riscaldamento e assorbimento dell’energia solare da parte della superficie terrestre ed è una delle cause principali della circolazione atmosferica, insieme ai moti propri del pianeta. Il flusso d’aria non corre in maniera diretta da un punto all’altro, cioè con la stessa direzione della forza di gradiente, ma subisce una deviazione dovuta alla forza di Coriolis (o effetto di Coriolis) che tende a spostarlo verso destra, nell’emisfero settentrionale, o verso sinistra nell’emisfero meridionale.
A causa di questo effetto, che è praticamente trascurabile nella zona equatoriale, il vento soffia parallelamente alle isobare (vento geostrofico: è un vento teorico risultante dal perfetto equilibrio tra la forza di Coriolis e la forza dovuta al gradiente di pressione, condizione detta di bilancio geostrofico. Tale vento ha la caratteristica di essere diretto parallelamente alle isobare). Ma il vento non è presente solo su superfici orizzontali, ma esistono anche correnti verticali e in questo caso si parla di correnti convettive, un moto di trasporto (materia e energia) in cui oltre alla pressione entra in gioco anche il fattore gravità. L’intensità di questi moti sono un indice della instabilità atmosferica verticale.
Per descrivere il “vento orizzontale” vengono misurate due grandezze: la direzione e la velocità. La direzione indica da dove proviene il vento ed è espressa in gradi (da 1° a 360°) o mediante i punti cardinali. Un vento da ovest (270°), ad esempio, soffia da ovest verso est. La velocità del vento è indicata in chilometri orari (km/h), in nodi (kt) o tramite la scala Beaufort (Bf). Francis Beaufort (1774-1857) era un ammiraglio della flotta inglese che ebbe il merito di avere perfezionato, nel 1805, una scala contenente dei criteri relativamente precisi per quantificare il vento in mare e permettere in tal modo la diffusione di informazioni sufficientemente affidabili e universalmente comprese sulle condizioni di navigazione; la scala si basa infatti sugli effetti del vento sullo stato del mare aperto, oppure sugli alberi a terra. Questo sistema di valutazione ha validità internazionale dal 1º gennaio 1949.
SCALA BEAUFORT | EFFETTO DEL VENTO SUL MARE AL LARGO |
0 | Il mare è come uno specchio (mare d’olio). |
1 | Si formano piccole increspature che sembrano scaglie di pesce. |
2 | Increspature ancora corte ma più evidenti |
3 | Onde molto piccole. Le loro creste cominciano a rompersi. La schiuma ha apparenza vitrea. Talvolta si osservano qua e là dei “marosi” (dalla cresta biancheggiante di spuma). |
4 | Onde piccole che cominciano ad allungarsi: i “marosi” risultano più frequenti e più evidenti. |
5 | Onde moderate che assumono una forma nettamente più allungata; formazione di molti “marosi” |
6 | Cominciano a formarsi onde più grandi: le creste di spuma bianca sono ovunque più estese |
7 | Il mare si gonfia. La schiuma bianca che si forma al rompersi delle onde viene “soffiata” in strisce che si distendono nella direzione del vento. |
8 | Onde di media altezza e maggiore lunghezza. La sommità delle loro creste comincia a rompersi in spruzzi vorticosi risucchiati dal vento. La schiuma viene “soffiata” in bianche strisce ben visibili che si distendono nelle direzione del vento. |
9 | Onde alte. Compatte strisce di schiuma si distendono lungo la direzione del vento. Le creste delle onde cominciano a vacillare, poi precipitano rotolando. Gli spruzzi possono ridurre la visibilità. |
10 | Onde molto alte con lunghe creste a criniera. La schiuma formatasi, viene “soffiata” in strisce bianche e compatte che si distendono in direzione del vento. Nel suo insieme il mare appare biancastro. Il precipitare e l’accavallarsi delle onde divengono intensi e molto violenti. La visibilità è ridotta. |
11 | Onde eccezionalmente alte (le navi di piccola e media stazza possono scomparire alla vista per qualche istante). Il mare è completamente coperto da banchi di schiuma che si allungano nella direzione del vento. Ovunque la sommità delle creste delle onde è polverizzata dal vento. La visibilità è ridotta. |
12 | L’aria è piena di schiuma e di spruzzi. Il mare è completamente bianco a causa dei banchi di schiuma alla deriva. La visibilità è fortemente ridotta. |
La classica direzione del vento si misura con le banderuole, in uso già nell’antichità e che spesso troviamo sui tetti dei castelli, mentre l’intensità viene misurata con l’anemometro, normalmente a elica o a coppe rotanti. Nei posti dove il vento è particolarmente intenso e le temperature sono basse, si utilizza un altro tipo di anemometro, quello sonico, con il quale, tra l’altro, può servire per misurare la turbolenza dell’aria visto che dà una misura delle 3 componenti del vento.
C’è un altro sistema, non preciso, di misurazione dell’intensità e direzione del vento, che vediamo spesso posizionato sulle zone aeroportuali in prossimità delle piste: la manica a vento. Il funzionamento è intuitivo: il vento, entrando nel cono di tessuto, lo gonfia più o meno a seconda della sua intensità e ne dirige l’estremità più stretta (quella più distante dal palo) nella direzione opposta a quella di provenienza. È possibile quindi valutare visivamente con immediatezza, seppure con approssimazione, la direzione e l’intensità del vento; l’intensità è proporzionale al grado di rigonfiamento del cono e dalla sua conseguente inclinazione rispetto al piano orizzontale, mentre la direzione di provenienza del vento dipende dalla disposizione della manica rispetto al nord. Ovviamente, con calma di vento, la manica resta del tutto afflosciata lungo il palo. Il tessuto deve essere colorato in modo da risaltare rispetto allo sfondo circostante e per fini aeronautici si alternano fasce bianche con fasce rosso o arancioni (in tutto 5) con il colore più scuro alle due estremità. Ogni banda posizionata in orizzontale per presenza di vento corrisponde a circa 3 nodi d’intensità, per cui se fosse tutta orizzontale e tesa, misurerebbe una intensità di 15kts, ovvero 28km/h circa.
Il vento sulle carte meteo viene rappresentato attraverso simboli stampati noti come “ardiglione” per mostrare sia la direzione sia la velocità del vento, quest’ultima deducibile dal numero di bande attaccate all’ardiglione stesso, come da figura sottostante.
I venti sono quindi rappresentati vettorialmente (esprimono una direzione, un verso e un’intensità) e quindi ha senso parlare di “forza del vento” (ciò invece non vale per il mare, dove si esprime un “STATO” e non una forza).
I venti possono essere suddivisi a seconda delle loro caratteristiche legate alla loro azione spazio-temporale e zone geografiche. Abbiamo quindi i venti COSTANTI, ovvero quelli che soffiano tutto l’anno sempre nella stessa direzione e nello stesso senso (alisei), quelli PERIODICI, che invertono periodicamente il loro senso; il periodo può essere stagionale e influenzare un’area estesa (monsoni), o anche semplicemente avere un periodo giornaliero e impattare su un’area più ristretta (brezze). Esistono poi i venti VARIABILI o LOCALI tipici delle zone temperate dove soffiano irregolarmente quando si vengono a creare zone cicloniche e anticicloniche; sono moltissimi e spesso legati alla nomenclatura locale, a seconda delle zone in cui si generano (a esempio, la nostra “rosa dei venti“) e ognuno presenta caratteristiche differenti a seconda della zona di provenienza. abbiamo anche i venti catabatici, venti discendenti da un pendio montuoso (ad esempio nei meccanismi di foehn) o da un plateau (es. in Groenlandia o in Antartide) e, all’opposto, abbiamo i venti anabatici, che invece soffiano verso l’alto di un pendio (effetto Stau). Infine esistono i venti IRREGOLARI O CICLONICI, caratterizzati da un moto vorticoso più o meno intenso e che sono spesso violentemente distruttivi (Uragani e Tornado)
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