I VENTI – 2

In un precedente articolo abbiamo dato una panoramica generali sui venti, su cosa sono, come si misurano e come si suddividono. In questo articolo andiamo più nello specifico nelle caratteristiche di alcuni venti particolari, i cosiddetti “costanti” e “periodici”, ovvero gli alisei, i monsoni e le brezze, mentre tratteremo in maniera più ampia, in un ulteriore altro articolo, le loro espressioni più violente, ovvero i cicloni tropicali e i tornado.

GLI ALISEI

Appartengo alla categoria dei venti “costanti”, ovvero che spirano sempre nella stessa direzione e verso. Conosciuti dai marinai di tutto il mondo, gli alisei (o trade winds-venti del commercio) e le correnti oceaniche associate aiutarono le prime navi a vela provenienti dai porti europei e africani a compiere i loro viaggi verso le Americhe, ma anche dalle Americhe verso l’Asia. Tutt’oggi, le navi commerciali sfruttano i “trade winds” e le correnti per accelerare i loro viaggi oceanici. Tra circa 30 gradi nord e 30 gradi sud dell’equatore, in una regione chiamata horse latitude (*), la rotazione terrestre fa sì che l’aria devi verso l’equatore in direzione sud-ovest nell’emisfero settentrionale e in direzione nord-ovest nell’emisfero meridionale (effetto Coriolis). Questo effetto in combinazione con un’area di alta pressione, fa sì che i venti dominanti, gli alisei, si spostino da est a ovest su entrambi i lati dell’equatore attraverso questa “cintura” di 60 gradi. Gli alisei sono importantissimi anche per la pesca, infatti quando spirano da terra (cioè sulle coste occidentali dei continenti) spingono le masse oceaniche superficiali verso ovest, le quali vengono rimpiazzate da acque profonde più ricche di nutrienti alla base della catena alimentare marina. Questo fenomeno è noto come upwelling e crea zone molto ricche di pesce; le aree dove queste correnti di upwelling (corrente delle Canarie, corrente della California, corrente del Peru) si originano dagli alisei, sono molto vaste e ampiamente utilizzate per la pesca commerciale. Gli alisei influenzano molto i climi dei tropici, le zone (coste tropicali occidentali) dove spirano gli alisei di terra sono molto aride (es. deserto del Namib) perché contengono aria secca, viceversa nelle zone dove spirano gli alisei di mare (coste tropicali orientali) si hanno climi umidi in quanto ricchi di vapore acqueo.

(*) Le horse latitudes sono regioni situate a circa 30 gradi a nord e a sud dell’equatore. Queste latitudini sono caratterizzate da venti calmi e poche precipitazioni. Secondo la leggenda, il termine deriva dalle navi che navigavano verso il Nuovo Mondo e che spesso rimanevano ferme per giorni o addirittura settimane quando incontravano aree di alta pressione e venti calmi. Molte di queste navi trasportavano cavalli nelle Americhe come parte del loro carico. Impossibilitati a navigare e fare rifornimento a causa della mancanza di vento, gli equipaggi spesso rimanevano senza acqua potabile. Per risparmiare acqua, i marinai di queste navi a volte gettavano in mare i cavalli che trasportavano. Così è nata la frase “latitudini dei cavalli”.

I MONSONI

Questi sono i venti categorizzati come “periodici”, ovvero che periodicamente invertono il senso della loro direzione. Nel caso dei Monsoni parliamo di variazioni stagionali. Sono tipici della zona asiatica orientale e si caratterizzano in:

fase estiva, quando un’alta pressione risulta pressochè stabile sull’Oceano Indiano con i venti umidi che quindi spirano verso il continente dove invece è presente un campo di bassa pressione, per lo più diurno, dovuto al maggiore riscaldamento della terra rispetto all’oceano. I venti, per lo più da sud-ovest, spingono le masse  d’aria caldo-umida e cariche di pioggia verso la catena himalaiana dove, per effetto stau, si addensano e danno luogo a piogge torrenziali estese e durature che colpiscono in particolare il bangladesh e l’area indiana circostante;

fase invernale, in cui accade esattamente l’opposto. Infatti nel periodo compreso tra novembre e marzo si forma una zona di alta pressione sul continente asiatico, generato dalla “stagnazione” di aria fredda sull’area himalaiana e una zona di bassa pressione sopra l’oceano Indiano. Ciò da origine a uno spostamento delle masse d’aria fredda e secca da Nord-Est, dal continente verso l’oceano Indiano. I monsoni di terra determinano la stagione secca nei paesi asiatici che si affacciano sull’oceano.

LE BREZZE

Le brezze sono venti leggeri, la cui velocità media va da 2 a 6 km/h e fanno parte dei cosiddetti venti “periodici” ovvero che invertono il senso nel quale spirano nel corso di una stessa giornata, in questo caso circa ogni 12 ore circa. Si tratta di un vento locale in quanto ha un’estensione molto limitata nello spazio geografico. Esistono le brezze di terra e di mare, come anche quelle di monte e di valle, ma il principio è lo stesso. La Brezza di mare soffia di giorno, dal mare verso la terraferma. È causata dal riscaldamento più veloce della terra rispetto al mare con la conseguenza che sulla costa si forma una zona di bassa pressione, mentre sul mare vi è una zona di alta pressione. Sono la causa dei cumuletti estivi in prossimità della costa o sui rilievi delle isole. L’intensità del vento dipende molto quindi dalla differenza di temperatura tra terra e mare e in alcune regioni del mondo, come a esempio in molte zone costiere dell’Africa orientale, raggiungono l’intensità di burrasca, anche per l’apporto aggiuntivo degli alisei. Alle nostre latitudini, in periodi particolarmente caldi, può generare dei venti un pò più intensi della norma, ma costituiscono comunque un temporaneo refrigerio nelle calde giornate estive. Il vento non spira perpendicolare alla costa, ma inclinato di circa 30° e in alcune regioni prende un nomignolo che ricorda la provenienza dei venti di circolazione generale, come in Toscana, dove la brezza assume il nome di “maestralotto”. Lo spessore dell’atmosfera interessata si aggira intorno ai 600 metri, e il suo effetto si può sentire fino a circa 50 km dalla costa, ma dipende anche dalle barriere che incontra. Il famoso “ponentino” di Roma altro non è che una brezza di mare, che oggigiorno è meno presente per via delle barriere costituiti dai palazzi costruiti in maniera tale da impedirne il flusso verso la città, con l’unica via di ingresso..il letto del Tevere. Ciò ovviamente ha come conseguenza un mancato rimescolamento dell’aria della Capitale e quindi maggiore persistenza degli inquinanti e città più calda. Brezza di terra soffia invece di notte, dalla terraferma verso il mare. È causata dal fatto che la terraferma si raffredda più velocemente rispetto all’acqua del mare con la conseguenza che sulla costa si forma una zona di alta pressione, mentre sul mare vi è una zona di bassa pressione.

Simile funzionamento hanno le brezze di monte e di valle. Quest’ultime spirano durante le ore diurne da valle verso l’alto, lungo il pendio dei monti, facilitando quindi la formazione delle nubi pomeridiani e di eventuali piovaschi pomeridiani, specie se è presente un certo grado di instabilità atmosferica. le correnti ascensionali che si formano sono utilizzate dagli appassionati del parapendio e del volo a vela. Le brezze di monte invece si hanno durante le ore notturne e causano la discesa di aria più fredda verso valle. Ciò è particolarmente evidente nei periodi estivi in pianura padana, dove provoca spesso il sollevamento violento delle masse d’aria caldo-umide formatesi durante le ore diurne, con conseguenti temporali notturni, talvolta di forte intensità.


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